Mario RIZZI, Ricercatore storico

giovedì 8 aprile 2021

COMUNE DI ROCCASECCA DEI VOLSCI IL PAESE DELLE MERIDIANE

 EVENTO per

                             VENERDI’ 9 APRILE 2021                                    “NOTTE INTERNAZIONALE DELLA GEOGRAFIA”

Il Comune di Roccasecca dei Volsci ha aderito all’evento "Notte europea della Geografia", un'iniziativa di rilievo continentale promossa dall'EUGEO (l'Associazione che    riunisce tutte le Società Geografiche Europee). L’intento è anche quello di far conoscere le ricchezze  legate alla “geografia”, ai Segni della madre Terra e il suo rapporto con l’Uomo e l’Universo.                                                                                         Quest’anno il Comune ha l’intento di valorizzare l’ANTICA MERIDIANA ORIZZONTALE   di via Meato, che ha un rapporto speciale con il SOLE, le STAGIONI e il PAESE. 


                    Meridiana  orizzontale di via Meato

  STORIA DELLA MERIDIANA ORIZZONTALE                                       DI VIA MEATO

Dopo un'interruzione di oltre mezzo secolo, il 12 maggio del 2015, lo gnomone di questo antico orologio solare orizzontale, che era ormai destinato a perdersi per sempre nelle tenebre dell’incuria e della disattenzione, ha continuato a indicare l’ORA LOCALE del paese. E' stato rinvenuto, su indicazione degli anziani, dopo alcuni  saggi di scavo, sotto un metro circa di asfalto e detriti vari dalla ditta Di Ruocco Aniello.         Il QUADRANTE ORIZZONTALE è scolpito direttamente sulla viva roccia; presenta,  al centro, un robusto paletto di ferro (GNOMONE) fissato a terra con una colata di piombo,  punto in cui convergono tutte le linee orarie antimeridiane. Le linee orarie pomeridiane, invece, sono quasi parallele alla linea di mezzogiorno.     Ogni linea è contrassegnata con un  NUMERO ROMANO. Manca l’ora XXIV perché non è stata mai scolpita per l'enorme distanza  dallo gnomone, la cui ombra al tramonto si allunga smisuratamente. Provate a misurare la vostra ombra al tramonto.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     COME LEGGERE L'ORA

Questa meridiana in origine si chiamava   “ab occasu solis” (dal tramonto del sole) in quanto il giorno TERMINAVA ed INIZIAVA al momento del tramonto, non a mezzanotte, come si calcola oggi. L’inizio del nuovo giorno, anche di poco, cambiava continuamente in ogni nuova giornata. Costruita su basi scientifiche e astronomiche forse nel XV-XVI secolo, la meridiana è uno strumento che permette di stabilire   l’ora grazie alla semplice osservazione dell’ombra gettata dallo gnomone sul quadrante.  

                            Panoramica dei tetti del centro storico di Roccasecca dei Volsci

             È UNO DEI PIÙ ANTICHI STRUMENTI SCIENTIFICI INVENTATI DALL’UOMO              e proprio per questo è anche uno dei più affascinanti. Leggere l'ora di una meridiana solare è simile  alla lettura di una sveglia o di un orologio da polso a lancette. Nel nostro caso, l'unica lancetta   è l'OMBRA DELLO GNOMONE che si proietta sulla base rocciosa.                                                                                    Quando la punta dell’ombra si sovrappone ad una linea, l'ora è quella indicata a fianco della stessa in numeri romani. Quando l'ombra è nel mezzo tra due linee si può calcolare la mezzora.                      Questo orologio solare, solo in due giorni l'anno, indica perfettamente l'EST e l'OVEST:   nell'EQUINOZIO (il giorno è uguale alla notte) di primavera (21 marzo) e in quello d’autunno (23 settembre). I massimi spostamenti dell’ombra dello gnomone sul quadrante     cadono in due momenti dell’anno: nel SOLSTIZIO D’ESTATE (21 giugno, il giorno più lungo) e nel SOLSTIZIO D’INVERNO (21 dicembre, il giorno più corto). c’è una ragione scientifica.                                                        Nel 1582, papa Gregorio XIII, per riallineare il vecchio calendario con l’anno solare, fece fare un   salto di ben dieci giorni: dal 5 ottobre si passò al 15 ottobre. Da allora, il calendario gregoriano suddivide l’anno in 12 mesi con durate diverse, da 28 a 31 giorni, per un totale di 365 giorni e di 366 nel caso degli anni bisestili.           


                                                    Le Bellezze del Paese
            

    La Meridiana era il luogo di gioco dei bambini. La foto è stata scattata all’ora XXI, tre ore prima   del tramonto e quindi inizio del nuovo giorno, ora XXIV. Orientarsi significa rivolgersi a oriente,   verso Est, il punto cardinale dove sorge il sole. Per un effetto ottico, il sole sembra ruotare attorno al nostro pianeta, da est verso ovest, dove tramonta.                                               Questo fenomeno fu studiato nel Seicento da GALILEO GALILEI, sostenitore della teoria  copernicana ELIOCENTRICA (i pianeti girano attorno al Sole) e in disaccordo con quella   GEOCENTRICA (la Terra è al centro del mondo); la Chiesa inquisì per eresia Galilei per le  sue teorie scientifiche che si contrapponevano alla CHIESA. (Sentenza del Sant'Uffizio del 22 giugno 1633) L’avvento della meccanica e lo sviluppo della tecnologia, determinò   il graduale abbandono delle meridiane solari a favore degli orologi digitali e analogici, in grado di indicare l’ora senza l’ausilio del SOLE. 

Con questa manifestazione, effettuata insieme agli insegnanti ed alunni della scuola, si vuole valorizzare questo antico orologio  solare che segna il nostro giorno, con l’alba e il tramonto, che è il percorso della nostra vita.                                                                                                                di Giuseppe Papi

venerdì 12 marzo 2021

MINTURNO (LT), La costruzione, la distruzione, la ricostruzione e la manutenzione del primo ponte pensile in Italia

  La costruzione, la distruzione, la ricostruzione e la manutenzione del primo ponte pensile in Italia

di Mario Rizzi

  Su incarico di Ferdinando 2° di Borbone, il ponte pensile sul fiume Garigliano, ideato e calcolato nel 1825 dall’ingegnere lucano Luigi Rosario Maria Giura, fu costruito dal 1828 al 1832. Per edificare i due piloni (h. metri 7,37 + 23 cm. di piastre di diffusione) ubicati sulla riva destra del fiume Garigliano, fu abbattuta la torre chiamata Bastìa   Turris Gariliani, eretta nel decimo secolo per volere del patrizio imperiale di Gaeta e figlio dell’ipata Docibile a difesa contro i saraceni ed in memoria della storica “Battaglia del Garigliano”, vinta sugli infedeli dalla Lega Cristiana nel 915 secondo alcuni storici, o nel 916 secondo altri.

   Il costo dell’intera costruzione del ponte si aggirò sui 75.000 ducati, e cioè la metà della spesa preventivata, come risulta dagli Annali del Regno di Napoli. Furono impiegate circa settanta tonnellate di ferro. Le catene furono fuse a Cardinale (CZ) nella fonderia di Carlo Filangieri, principe di Satriano: Il primo ponte pensile in Italia fu completato nel 1832 ed inaugurato il 10 maggio da Ferdinando secondo di Borbone: Negli Annali così si legge: […] il Re volle il primo cimentar la saldezza del ponte; e postosi nel mezzo di esso fece innanzi a sé passare di trotto due squadre di lancieri e sedici traini di artiglieria, senza por mente al risico a cui si esponeva, anzi resistendo alle reiterate e rispettose istanze del suo seguito perché di là si rimuovesse.

   Da Francesco Saverio Giura, dottore in legge, e da Vittoria Pascale, nacque a Maschito (PZ) Luigi Giura il 14-10-1795. Laureatosi in ingegneria nel 1815, fu nominato professore di architettura statica ed idraulica. Nel 1826 intraprese un lungo viaggio in Inghilterra, Francia e Germania. Al rientro, gli fu affidato l’incarico di progettare il ponte pensile sul fiume Garigliano, in sostituzione dell’antica Scafa. Il ponte Real Ferdinando fu costruito dopo un’analoga struttura realizzata sullo stretto di Menai nel Galles, progettato dall’ingegnere civile scozzese Thomas Telford nel 1818, fu fatto costruire dal 1819 al 1826. Anche in Italia i ponti sospesi ebbero immediato e vasto successo. Oltre il ponte sul Garigliano, meritano attenzione quelli costruiti sul fiume Calore in Campania (1835) e quello del Valentino a Torino (1840). Purtroppo, tutti e tre i ponti sono andati distrutti.


   Da un altro progetto del Giura, fu costruito anche il ponte pensile sul fiume Calore. Negli Annali delle opere pubbliche e delle architetture (1855) si legge: […] L’autunno dell’anno 1854 fu memorabile per le dirotte piogge, per la caduta di neve e per lo straordinario crescere e straripare dei fiumi, che in molti luoghi d’Italia produssero inondazioni e danni significativi e specialmente cagionò la rovina di vari ponti. Fu in quest’epoca, e precisamente nella sera del 24 novembre, che una piena del fiume Calore, la quale sorpassava di gran lunga ogni limite di altezza di cui si avesse memoria e che trasportava grossi alberi svelti dalle sponde dei tronchi superiori, investì il palco del ponte sospeso Cristina, ne fece spezzare le catene e ne distrusse il pavimento […].

  Il Giura concorse alla preparazione della costruzione delle strade ferrate nel Mezzogiorno e nel 1860 Giuseppe Garibaldi lo nominò prima Direttore Generale dei ponti e delle strade, poi Ministro dei lavori pubblici. Morì il primo marzo 1874. Le spoglie riposano nel cimitero di Napoli, nel recinto degli Uomini Illustri, dove la Provincia gli fece erigere un monumento marmoreo con la seguente iscrizione:

A

LUIGI GIURA

lustro ed incremento

 dell’ingegneria civile napolitana

negli umili gradi e ne’ sommi

stampa di antico cittadino

desiderio eterno pubblico e privato

vissuto all’arte

e vivo ognora nelle opere compiute

 al quale

mancarono i tempi non l’animo

per opere maggiori.

                                                                Sotto l’epigrafe due medaglioni: in uno è scolpito il ponte sul fiume Garigliano visto di fronte, nel secondo sono incise le parole: PONTE SOSPESO – SUL GARIGLIANO – PRIMO – IN ITALIA – MDCCCXXXII.

  Durante la seconda Guerra Mondale, i tedeschi, ripiegando verso Roma, minarono la base ed il pilone lato mare nella zona laziale, più la campata del ponte che andò distrutta il 14 ottobre 1943.


  La prima idea di un ipotetico ripristino del ponte “Borbonico” venne allo storico minturnese Angelo De Santis nel 1959. Nel dicembre del 1960, pubblicò su Economia Pontina un articolo per richiamare l’attenzione delle Autorità sulla necessità di ricostruire il Ponte Real Ferdinando.  Nel 1973, su Lazio Ieri ed Oggi il Nostro rinnovò l’appello alle Autorità per un riesame della prima istanza inerente la ricostruzione del ponte pensile sul fiume Garigliano: In seguito l’iniziativa è stata portata avanti dall’A.A.S.T. di Minturno-Scauri (delibera n°19 del 10-3-1973 e dalla rivista locale Il Golfo. Il 16-6-1982 si costituiva un Comitato per la ricostruzione del ponte. All’iniziativa aderirono (oltre a chi scrive) Autorità politiche, amministrative e letterati, nonché l’A.N.A.S. e varie Soprintendenze ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici.


   Su iniziativa dell’architetto Jacobitti, soprintendente ai Beni Architettonici di  Caserta  scaturì,  nel 1985, il progetto di restauro e di recupero al quale collaborarono gli architetti Lucio Morrica, Augusto Vitale e Federico Mazzolani. Oggi il Garigliano, storico fiume che divide il Lazio dalla Campania, è tornato alla ribalta della cronaca per essere stato il primo ponte pensile in Italia ad essere ricostruito. L’A.N.A.S., proprietaria del manufatto, finanziò il restauro. I lavori di smontaggio dei quattro piloni, delle catene di ritenuta, e delle quattro sfingi iniziarono nel settembre del 1990 dalle ditte “Adanti-Solazzi” di Bologna e “Balducchi” di Modena, sotto la direzione tecnica di cantiere dell’ingegnere Piero De Dominicis. Furono ricostruiti cinque conci in pietra calcarea a geometria tronco-conica dalla ditta P.C.M. di Coreno-Ausonio (FR). Ad una profondità di sei metri, dal piano di calpestìo, furono sostituite le quattro piastre di ancoraggio in acciaio con selle di appoggio dove furono alloggiati otto spinotti cilindrici di ritenuta (L=1100 Ø mm. 180). Agli spinotti sono stati incernierate le barre costituenti le catene di trattenuta lunghe mediamente circa metri 2,70 e dal peso di circa 60 kg. cadauna. Le barre della catena, alternandosi in maglie di quattro e cinque, nel tratto di ritenuta, raggiungono, obliquamente, la sommità dei quattro piloni, che terminano con quattro capitelli decorati con palmette egiziane, secondo il gusto dell’epoca, che aveva visto da poco le grandiose testimonianze dell’arte egiziana riportata in Europa da Jean François Champollion, decifratore della scrittura degli egizi.

   Le strutture portanti di sospensione sono costituite da due coppie di catene in barre di acciaio distante m. 5,80 sospese alla sommità dai piloni, tramite piastre di ritenute. L’impalcato è sostenuto da tiranti posti in piano verticali ed incernierati ai tratti di catena compresi tra le pile, chiamate ‘gomene’. La parte di catena che va dal pilone all’armeggio è la continuazione della ‘gomena’ e s’identifica come catena di ancoraggio. Il ponte ha una luce libera tra i piloni di 80 metri. L’impalcato è formato da elementi in profili di ferro e, prevalentemente, in alluminio più un tavolato in mogano. Per la costruzione del ponte del fiume Garigliano sono stati adoperati acciai ad alta resistenza del tipo 38 NCD4. La ‘gomena’ ha una lunghezza di circa 81,5° metri; le catene di ancoraggio misurano circa metri 28,25.

   I primi ponti sospesi nel mondo si basavano sul principio costruttivo degli elementi portanti realizzati con catene per passare, in secondo tempo, ai cavi propriamente detti, costituiti da più trefoli in fili d’acciaio ad elevato limite elastico che sfruttano la sola resistenza a trazione del materiale: il cavo, privo di rigidezza flessionale, sotto i carichi si deformerebbe (come succede nelle passerelle sospese in liane o funi vegetali e tavolato, ancora diffuse in molte aree geografiche, che costituiscono la matrice di tutti i ponti sospesi).

  Attualmente, previa autorizzazione della nuova direttrice dell’area archeologica, si può attraversare a piedi, il ponte sul fiume Garigliano.

Per gentile concessione di un mio amico collezionista, vengono pubblicate, oggi, per la prima volta, le convenzioni affidate ad alcune ditte di Traetto (Minturno dal 13-7-1879) per la manutenzione del Ponte Real Ferdinando, deliberate dall’Amministrazione del Demanio Pubblico, Servizi di Ponti e Strade, Provincia di Terra di Lavoro, Cammino di Roma:

° 11-6-1851, ditta Raffaele Molino per il cambiamento di alcuni pezzi di legname che compongono l’impalcatura del ponte in ferro sul Garigliano e per l’acquisto del materiale abbisognevole: (618,10 ducarti). Il tutto a carico della Real Cassa di Ammortizzazione;

°7-1- 1867, alla ditta Raffaele Molino fu rinnovato l’incarico per lire 1.192,55;

° 31-3-1881, ditta Gaetano Carcone e Berardini Luigi, per lire 401,70;

° 9-5-1895, rinnovo alla ditta suindicata, per lire 1867,35

° 8-8-1898, ditta Francesco Carcone, per l’estaglio annuale di lire 1700,00
Attualmente, previa autorizzazione della nuova direttrice dell’area archeologica di Minturnae, si può attraversare a piedi, il ponte sul fiume Garigliano.

MINTURNO (LT), Presentazione del Libro sul Missionario, Letterato, Poeta, Docente e Sacerdote Domenico Tambolle

  MINTURNO, Presentazione del Libro sul Missionario, Letterato, Poeta,  Docente e Sacerdote Domenico Tambolleo   E’ lo scrittore Mario Riz...