La costruzione, la distruzione, la ricostruzione e la manutenzione del primo ponte pensile in Italia
di Mario Rizzi
Su incarico di Ferdinando 2° di Borbone, il ponte pensile sul fiume Garigliano, ideato e calcolato nel 1825 dall’ingegnere lucano Luigi Rosario Maria Giura, fu costruito dal 1828 al 1832. Per edificare i due piloni (h. metri 7,37 + 23 cm. di piastre di diffusione) ubicati sulla riva destra del fiume Garigliano, fu abbattuta la torre chiamata Bastìa o Turris Gariliani, eretta nel decimo secolo per volere del patrizio imperiale di Gaeta e figlio dell’ipata Docibile a difesa contro i saraceni ed in memoria della storica “Battaglia del Garigliano”, vinta sugli infedeli dalla Lega Cristiana nel 915 secondo alcuni storici, o nel 916 secondo altri.
Il costo dell’intera costruzione del ponte si aggirò sui 75.000 ducati, e cioè la metà della spesa preventivata, come risulta dagli Annali del Regno di Napoli. Furono impiegate circa settanta tonnellate di ferro. Le catene furono fuse a Cardinale (CZ) nella fonderia di Carlo Filangieri, principe di Satriano: Il primo ponte pensile in Italia fu completato nel 1832 ed inaugurato il 10 maggio da Ferdinando secondo di Borbone: Negli Annali così si legge: […] il Re volle il primo cimentar la saldezza del ponte; e postosi nel mezzo di esso fece innanzi a sé passare di trotto due squadre di lancieri e sedici traini di artiglieria, senza por mente al risico a cui si esponeva, anzi resistendo alle reiterate e rispettose istanze del suo seguito perché di là si rimuovesse.
Da Francesco Saverio Giura, dottore in legge, e da Vittoria Pascale, nacque a Maschito (PZ) Luigi Giura il 14-10-1795. Laureatosi in ingegneria nel 1815, fu nominato professore di architettura statica ed idraulica. Nel 1826 intraprese un lungo viaggio in Inghilterra, Francia e Germania. Al rientro, gli fu affidato l’incarico di progettare il ponte pensile sul fiume Garigliano, in sostituzione dell’antica Scafa. Il ponte Real Ferdinando fu costruito dopo un’analoga struttura realizzata sullo stretto di Menai nel Galles, progettato dall’ingegnere civile scozzese Thomas Telford nel 1818, fu fatto costruire dal 1819 al 1826. Anche in Italia i ponti sospesi ebbero immediato e vasto successo. Oltre il ponte sul Garigliano, meritano attenzione quelli costruiti sul fiume Calore in Campania (1835) e quello del Valentino a Torino (1840). Purtroppo, tutti e tre i ponti sono andati distrutti.
Da un altro progetto del Giura, fu costruito anche il ponte pensile sul fiume Calore. Negli Annali delle opere pubbliche e delle architetture (1855) si legge: […] L’autunno dell’anno 1854 fu memorabile per le dirotte piogge, per la caduta di neve e per lo straordinario crescere e straripare dei fiumi, che in molti luoghi d’Italia produssero inondazioni e danni significativi e specialmente cagionò la rovina di vari ponti. Fu in quest’epoca, e precisamente nella sera del 24 novembre, che una piena del fiume Calore, la quale sorpassava di gran lunga ogni limite di altezza di cui si avesse memoria e che trasportava grossi alberi svelti dalle sponde dei tronchi superiori, investì il palco del ponte sospeso Cristina, ne fece spezzare le catene e ne distrusse il pavimento […].
Il Giura concorse alla preparazione della costruzione delle strade ferrate nel Mezzogiorno e nel 1860 Giuseppe Garibaldi lo nominò prima Direttore Generale dei ponti e delle strade, poi Ministro dei lavori pubblici. Morì il primo marzo 1874. Le spoglie riposano nel cimitero di Napoli, nel recinto degli Uomini Illustri, dove la Provincia gli fece erigere un monumento marmoreo con la seguente iscrizione:
A
LUIGI GIURA
lustro ed incremento
dell’ingegneria civile napolitana
negli umili gradi e ne’ sommi
stampa di antico cittadino
desiderio eterno pubblico e privato
vissuto all’arte
e vivo ognora nelle opere compiute
al quale
mancarono i tempi non l’animo
per opere maggiori.
Sotto l’epigrafe due medaglioni: in uno è scolpito il ponte sul fiume Garigliano visto di fronte, nel secondo sono incise le parole: PONTE SOSPESO – SUL GARIGLIANO – PRIMO – IN ITALIA – MDCCCXXXII.
Durante la seconda Guerra Mondale, i tedeschi, ripiegando verso Roma, minarono la base ed il pilone lato mare nella zona laziale, più la campata del ponte che andò distrutta il 14 ottobre 1943.
La prima idea di un ipotetico ripristino del ponte “Borbonico” venne allo storico minturnese Angelo De Santis nel 1959. Nel dicembre del 1960, pubblicò su Economia Pontina un articolo per richiamare l’attenzione delle Autorità sulla necessità di ricostruire il Ponte Real Ferdinando. Nel 1973, su Lazio Ieri ed Oggi il Nostro rinnovò l’appello alle Autorità per un riesame della prima istanza inerente la ricostruzione del ponte pensile sul fiume Garigliano: In seguito l’iniziativa è stata portata avanti dall’A.A.S.T. di Minturno-Scauri (delibera n°19 del 10-3-1973 e dalla rivista locale Il Golfo. Il 16-6-1982 si costituiva un Comitato per la ricostruzione del ponte. All’iniziativa aderirono (oltre a chi scrive) Autorità politiche, amministrative e letterati, nonché l’A.N.A.S. e varie Soprintendenze ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici.
Su iniziativa dell’architetto Jacobitti, soprintendente ai Beni Architettonici di Caserta scaturì, nel 1985, il progetto di restauro e di recupero al quale collaborarono gli architetti Lucio Morrica, Augusto Vitale e Federico Mazzolani. Oggi il Garigliano, storico fiume che divide il Lazio dalla Campania, è tornato alla ribalta della cronaca per essere stato il primo ponte pensile in Italia ad essere ricostruito. L’A.N.A.S., proprietaria del manufatto, finanziò il restauro. I lavori di smontaggio dei quattro piloni, delle catene di ritenuta, e delle quattro sfingi iniziarono nel settembre del 1990 dalle ditte “Adanti-Solazzi” di Bologna e “Balducchi” di Modena, sotto la direzione tecnica di cantiere dell’ingegnere Piero De Dominicis. Furono ricostruiti cinque conci in pietra calcarea a geometria tronco-conica dalla ditta P.C.M. di Coreno-Ausonio (FR). Ad una profondità di sei metri, dal piano di calpestìo, furono sostituite le quattro piastre di ancoraggio in acciaio con selle di appoggio dove furono alloggiati otto spinotti cilindrici di ritenuta (L=1100 Ø mm. 180). Agli spinotti sono stati incernierate le barre costituenti le catene di trattenuta lunghe mediamente circa metri 2,70 e dal peso di circa 60 kg. cadauna. Le barre della catena, alternandosi in maglie di quattro e cinque, nel tratto di ritenuta, raggiungono, obliquamente, la sommità dei quattro piloni, che terminano con quattro capitelli decorati con palmette egiziane, secondo il gusto dell’epoca, che aveva visto da poco le grandiose testimonianze dell’arte egiziana riportata in Europa da Jean François Champollion, decifratore della scrittura degli egizi.
Le strutture portanti di sospensione sono costituite da due coppie di catene in barre di acciaio distante m. 5,80 sospese alla sommità dai piloni, tramite piastre di ritenute. L’impalcato è sostenuto da tiranti posti in piano verticali ed incernierati ai tratti di catena compresi tra le pile, chiamate ‘gomene’. La parte di catena che va dal pilone all’armeggio è la continuazione della ‘gomena’ e s’identifica come catena di ancoraggio. Il ponte ha una luce libera tra i piloni di 80 metri. L’impalcato è formato da elementi in profili di ferro e, prevalentemente, in alluminio più un tavolato in mogano. Per la costruzione del ponte del fiume Garigliano sono stati adoperati acciai ad alta resistenza del tipo 38 NCD4. La ‘gomena’ ha una lunghezza di circa 81,5° metri; le catene di ancoraggio misurano circa metri 28,25.
I primi ponti sospesi nel mondo si basavano sul principio costruttivo degli elementi portanti realizzati con catene per passare, in secondo tempo, ai cavi propriamente detti, costituiti da più trefoli in fili d’acciaio ad elevato limite elastico che sfruttano la sola resistenza a trazione del materiale: il cavo, privo di rigidezza flessionale, sotto i carichi si deformerebbe (come succede nelle passerelle sospese in liane o funi vegetali e tavolato, ancora diffuse in molte aree geografiche, che costituiscono la matrice di tutti i ponti sospesi).
Attualmente, previa autorizzazione della nuova direttrice dell’area archeologica, si può attraversare a piedi, il ponte sul fiume Garigliano.
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